L’arte senza Artista
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L’Arte senza Artista
di Ambrosio Paolo
In Ottobre ad un’asta da Christie’s un lavoro creato dall’intelligenza artificiale ha visto il suo valore prendere il volo ed è stato venduto per $ 432500.
L’opera faceva parte di una serie di undici lavori, tra i quali il Ritratto di Madame de Belamy che è stato generato da un algoritmo informatico inventato da Ian Goodfellow. Episodio che è sicuramente anche un colpo di stato mediatico inteso a promuovere l’immagine di Christies.
Il lavoro è stato eseguito prendendo spunto da una base di 15000 ritratti dipinti tra il XIV e il XIX secolo, una somma sufficiente di dati, che hanno determinato gli effetti pixelizzati di queste opere “originali”, un “deep learning”. Con la nostra civilizzazione ipermnestica abbiamo già su internet una biblioteca come mai in passato.
Benvenuti nel prossimo futuro, una rivoluzione è in corso rivelando la novità della tecnologia: l’intelligenza artificiale, il maggiore realismo e la stampa 3D sono parte delle nuove mode e utilizzi dell’arte contemporanea.
Sempre di più il richiamo delle nuove tecnologie fà riferimento al passato per meglio realizzare una continuità della storia dell’arte. La convergenza dell’arte e delle tecnologie affascina perché aggiunge lo spettacolo della novità ed anche un pizzico di magia sempre accolta con acceso interesse in quanto legata all’incertezza del sapere.
Le novità ci conducono a prendere in considerazione la tecnologia con una implicita ammissione di essere perdenti. Le scoperte della scienza sono già state parte di un’innovazione con l’impressionismo come una reazione alla fotografia, il colore in tubo, anch’esso come l’invenzione del cinema , del video e del microprocessore hanno tutti nutrito le pratiche artistiche. Rimane quindi importante fare della distinzioni.
Quando queste nuove misure sono massificate perdono la loro importanza e vengono considerate come qualsiasi altro medium. Porta aperta a tutti coloro che vogliono incontrare la magia per comprendere meglio la molla dell’innovazione e aprendo la scatola nera per richiamare, se necessario, la vorace materialità del digitale come oggetto culturale e ideologico.
La tecnologia induce un modo diverso di osservare il mondo e la sua cultura e dà agli artisti modo di lavorare con essa e mettere in discussione questo aspetto nella loro pratica.
Non è il caso di resistere all’innovazione Tecnologica con una rivolta ma considerandola come un altro modo di pensare, una strategia di coinvolgimento.
Le immagini che ci propongono non sono parole, non sono strutturate né semanticamente né sintatticamente come il linguaggio ma in modi radicalmente diversi da quelli che emergono dalla parola. Dall’incrocio di occhio e sguardo emerge lo sguardo, Lacan spiega che questa inclinazione per l’appetito dell’occhio è una sorta di gara dell’illusione, non nella coincidenza del vedere o essere visto, bensi dell’esperienza dell’inganno.
Le emozioni sono complicate collezioni di risposte chimiche e neurali che formano una configurazione e hanno il ruolo di svolgere e di assistere l’organismo nella conservazione della vita. Anche l’emoticon ci dà emozione ma è un prodoto che deve essere recepito dal cervello come le immagini pixedelizzate.
Anche per le nuove tecnologie vale la stessa legge della percezione che è un processo attivo e costruttivo e si struttura come risultato finale tra stimolo presentato, ipotesi del soggetto le sue aspettative e la sua conoscenza.
Sembra inesauribile questo gusto che abbiamo per la descrizione delle emozioni. Amore, paura, che possono condizionare ed essere condizionate ma non interessano più di tanto. Niente spinge l’uomo a fare arte, non ha bisogno di diventare famoso, sedurre o creare qualcosa che sopravviverà a lui.
Oggi si possono allestire dei dialoghi attraverso vecchie memorie archiviate e riattivate con differenti captatori con codici e memorie differenti e la macchina produce un poema similare a quello di un umano sotto influsso di droghe. Che spiegazione diamo se differenti macchine ottengono risultati uguali?.
Questa novità dell’arte senza artista è un accademismo che evidenzia il potere del denaro e il linguaggio del marketing piuttosto che l’estetica quando abbiamo già letto « L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica » di Walter Benjamin.
Un’opera non è né la riflessione né la testimonianza di una società ma il suo prodotto. Rimane da sondare se è Arte.
Art without Artist
In October at an auction from Christies a work created by artificial intelligence saw its value take flight and was sold for $ 432500.
The work was part of a series of eleven works, including the Portrait of Madame de Belamy, which was generated by an informatic algorithm invented by Ian Goodfellow. An episode that is certainly also a media coup d’etat intended to promote the image of Christies.
The work was carried out inspired by a base of 15000 portraits painted between the fourteenth and nineteenth centuries, a sufficient sum of data, which determined the pixelated effects of these “original” works, a “deep learning”. With our hypermnestic civilization we already have a library on the Internet like never before.
Welcome to the near future, a revolution is underway revealing the novelty of technology: artificial intelligence, greater realism and 3D printing are part of the new fashions and uses of contemporary art.
Increasingly, the appeal of new technologies refers to the past to better realize a continuity of the history of art. The convergence of art and technology fascinates because it adds the spectacle of novelty and also a bit of magic always welcomed with intense interest because it is linked to the uncertainty of knowledge.
The news leads us to consider technology with an implicit admission of being losers. The discoveries of science have already been part of an innovation with impressionism as a reaction to photography, color in tube, also like the invention of cinema, video and microprocessor have all nourished the artistic practices. It is therefore important to make distinctions.
When these new measures are massed they lose their importance and are treated like any other medium. It is open to all those who want to meet the magic to better understand the spring of innovation and by opening the black box to recall, if necessary, the voracious materiality of digital as a cultural and ideological object.
Technology induces a different way of observing the world and its culture and gives artists a way to work with it and question this aspect in their practice.
There is no need to resist technological innovation with a revolt but considering it as another way of thinking, a strategy of involvement.
The images that we propose are not words, they are not structured neither semantically nor syntactically as the language but in ways radically different from those that emerge from the word. From the intersection of eye and glance the gaze emerges, Lacan explains that this inclination for the appetite of the eye is a sort of race of illusion, not in the coincidence of seeing or being seen, but of the experience of deception.
Emotions are complicated collections of chemical and neural responses that form a configuration and have the role of performing and assisting the body in the preservation of life. Even the emoticon gives us emotion but it is a product that must be received by the brain like pixedelized images.
The same law of perception is also valid for new technologies, which is an active and constructive process and is structured as the final result between the stimulus presented, the hypothesis of the subject, his expectations and his knowledge.
This taste that we have for the description of emotions seems inexhaustible. Love, fear, which can condition and be conditioned but do not affect too much. Nothing drives man to make art, he does not need to become famous, to seduce or create something that will survive him.
Today we can set up dialogues through old memories stored and reactivated with different sensors with different codes and memories and the machine produces a poem similar to that of a human under influence of drugs. What explanation do we give if different machines get the same results?
This novelty of art without an artist is an academicism that highlights the power of money and the language of marketing rather than aesthetics when we have already read “The work of art in the age of its technical reproducibility” by Walter Benjamin.
A work is neither the reflection nor the testimony of a society but its product. It remains to probe if it is Art.